Qualche giorno fa, guardavo distrattamente il Telegiornale, nei giorni del conclave di Caserta. Compare Prodi che fa una dichiarazione. In questi casi di solito la mia distrazione tende ad aumentare. Ad un certo punto il Presidente, forse per stanchezza o perchè la distrazione ha colpito anche lui, dice qualcosa tipo “…un accordo con tutti i partiti dell’arco costituzionale…”
Sobbalzo. Arco costituzionale. Sono proiettato in un’altra dimensione spaziotemporale. Vedo Berlinguer ed Almirante materializzarsi nel soggiorno. Sulla libreria compare una radio cubica Brionvega. Fustini cilindrici, miniassegni, buste del latte triangolari volteggiano nell’aria in una visione psichedelica sulle note di “El pueblo unido” e “Rumore”. Una vaga angoscia gastrica mi suggerisce che non ho ancora fatto i compiti e domani dovevo offrirmi in latino. Poi sullo schermo ricompare Giorgino e torno nella realtà.
Ci sono parole che hanno lo stesso effetto evocatore dei sapori e degli odori proustiani. Il sapore dell’arco costituzionale è un sapore d’infanzia, di stanchezza e di speranza che arrivino le vacanze. La politica italiana, quando si esprime senza lapsus ed anacronismi, suggerisce sensazioni analoghe, ma senza nessun’aura poetica, nessuna commozione.
Mortadella e Madeleines
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