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God bless anyone but you stupid bastard

Sempre a proposito di morti ammazzati e sul suo modo di trattarli (o meglio, di utilizzarli, in realtà, per trastullarsi con altro) nella comunicazione.
Sul suo Blog, Matteo Bordone ha scritto uno splendido post, che sottoscrivo integralmente. Parte da un editoriale di Christian Rocca sul Foglio, che, nell’affrontare la strage in Virginia, intitola il suo pezzo “L’America è un po’ pazza” e conclude dicendo.

L’America è Blacksburg o Columbine, ma è anche la società più vitale del pianeta e l’unica capace di prendersi sulle spalle il peso del suo e del nostro futuro.

Io, nel post di Bordone, ho lasciato un commento, che vi riporto qui. Perchè per me l’argomento è uno di quelli che da un po’ di tempo ritornano quasi ossessivamente.

Penso che nel caso di Rocca (e di Ferrara) ci troviamo di fronte ad un desolante fenomeno psicologico, tipico di molte persone dall’intelligenza acuta ed inquieta (ma anche, di riporto, di parecchi stupidi). Si comincia con lo stigmatizzare -giustamente – le banalità conformistiche, gli automatismi mentali ideologici, le frasi fatte, lo scarso uso del ragionamento, la faziosità, si prosegue con l’atteggiamento “controcorrente” di default, si approda alla acritica faziosità speculare, avendo fatto il giro completo. Alla fine ci si sente comunque molto intelligenti e molto etici, senza un particolare sforzo cognitivo. Esattamente come quelli da cui ci si voleva differenziare.

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Apatia del blogger

E’ successo di nuovo.

Venti giorni di silenzio.

Eppure, qualcosa da scrivere ci sarebbe stato:  cinque film visti e di cui parlare, un governo caduto e provvisoriamente risorto, il Festival. Per tacer d’altro.

Eppure, capitano momenti in cui si hanno altri pifferi per il capo. Poi si riprende. Ecco.

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Un anno da rimbambiti

spumanteEsattamente un anno fa, questo blog dava alla luce il suo primo post. Mi faccio da solo gli auguri. Per un verso, mi dico, essere durati un anno, tra alti e bassi, è già un discreto risultato. Per un altro, poichè la faccenda mi è piaciuta parecchio, mi dispiace di non essere stato prolifico quanto avrei desiderato. Ma si può sempre migliorare. E il 2007 sarà senz’altro più rimbambito e più illustrato.

Grazie a tutti.

 

 

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Windows Svista

Raramente mi sono esilarato tanto, leggendo un post altrui, come quando ho letto questo, sul blog di Matteo Bordone, che qui vi riporto in sintesi: 

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Sono al cinema con la mia amica Francesca.[...] Stiamo per vedere The Prestige. Ci sono gli spot. [...] Xbox360. [...]Microsoft.
[...] compare il claim “La nuova generazione ha già 100 titoli as alta definzione”. Poi un’immagine della consolle e finisce.
Ci guardiamo, io e Francesca.
-Mah…
-L’hai visto anche tu?
-Eh sì, cazzo.
-C’era scritto “as alta definizione”!
-Sì.

[...]
Nella mia vita di spettatore non ho mai, ripeto MAI visto un refuso in uno spot cinematografico, alla tele o sul grande schermo. Non esiste. Non è contemplato. E Microsoft, l’azienda che si porta dietro armai ufficialmente la nomea di fare un sacco di soldi ma non avere gusto e attenzione per le cose, vince il primo premio. [...] Nel frattempo il fondatore della stessa azienda ha oggi dichiarato che in tutte le case del mondo ci sarà il robot e che renderà la nostra vita migliore. Benissimo. Siamo molto relici di questo. È bello vedere che c’è un progresso nella comunicazione di questa axienda. Fino a un po’ di tempo ga, le dichiarazioni di Bill Fates sembravano i deliri di un merd miliardario. Ora invece ci si può figare di lui. Un bel robot che gira con Qindows Cista. Andrà che è una neraviglia. Non cedo l’ora. E dire che un robot è una vosa comblessa da dostruire. Non si possono connettere erroti grossolami. Saranno rapaci quelli di Nicrosoft? Sferiamo. Se no pinisce che rette un blaccio erettrico nella vaspa da vagno e rimaliamo rutti furminati!

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Postscriptum del titolare: dopo aver pubblicato il presente post, mi sono accorto:
a) che lo stesso Bordone, non so se involontariamente, ha scritto”definzione”, la prima volta;
b) che io stesso avevo scritto “che vi ripoto qui”. Avendo ampiamente sforbiciato il testo, la cosa è vieppiù divertente. Ah, la psiche umana!

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Love

The Beatles - LoveGrazie a The Petunias, ho avuto modo di ascoltare un paio di brani dal nuovo album dei Beatles. Quello che è una sorta di collage/remix/restauro e recupero di inediti, curato da George Martin e suo figlio, per uno spettacolo del Cirque du Soleil, col beneplacito dei due fab superstiti e delle altre due vedove.
Magari sono affrettato. Ma mi sembra una cosa straordinaria.
Io del resto non sono attendibile. I Beatles per me sono come la mamma. L’unico centro di gravità permanente che ho da quando sono nato, forse da prima ancora. L’unica entità estetica, morale, culturale, affettiva che è rimasta solidamente intatta, immune al consumo che gli anni applicano alle persone, alle cose, alle idee e perfino alle emozioni. Ma mi fermo qui, ormai sono un anziano sentimentale, di quelli che se attaccano la pippa poi non la finiscono più.

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No

Di tutti gli interventi militari occidentali (o se preferite, guerre) degli ultimi anni, quello in Afghanistan dopo l’11 settembre è stato quello sulla cui necessità ho sempre avuto meno dubbi.
Poi, arriva una notizia come questa e mi prende un sentimento misto di sconforto e di rabbia.
Anche questa volta, mi riconosco, parola per parola, in quello che scrive Luca Sofri sul suo blog:

A me la notizia che in Afghanistan vogliano condannare a morte uno perché si è convertito al cristianesimo, fa abbastanza impressione. E che poi lo facciano o meno, cambia poco le cose. Quello è un paese dove si può essere uccisi per legge perché si segue una religione piuttosto che un’altra (quadruplo scandalo giuridico per noialtri: la pena di morte; la persecuzione di un non reato; la persecuzione della libertà di espressione; la commistione tra stato e chiesa): se uno aderisse ai metodi bushisti, ce ne sarebbe abbastanza da invadere il paese di nuovo per esportare la democrazia.
Se uno invece è di metodi più saggi, e non vuole usare questo tragico di stato di cose solo per regolare i propri conti politici con americani e filoamericani, mi pare sia il caso di pensare a pressioni serie e rigide: smettere di trattare l’Afghanistan come un paese amico e liberato finché permane questo stato di cose.

Aggiungo solo che forse quest’uomo si salverà dal patibolo (dalle pietre? dalle scimitarre? dai fucili?) se riuscirà a dimostrare di essere pazzo. Orrore su orrore.
A che diamine è servito “liberare” quel paese? 

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