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Bambine in fiamme ed elefanti capovolti

Chi ci ricorda / 7

La gloriosa rubrica di confronti canzonettari ritorna qui con un bizzarro accoppiamento vintage-camp.

Brian Eno

Nell’anno di grazia 1974, Brian Eno, fuoriuscito dai Roxy Music ancora carico di piume e paillettes ma già geniale manipolatore di suoni, mette mano alla sua prima prova da solista, lato canzoni pop eterodosse, tra residui di glam e sperimentazioni geniali, che anticipano e tracciano la via di quasi tutto ciò che di buono sarebbe apparso sulla scena nei successivi vent’anni o giù di lì. Baby’s on fire è il suo primo singolo, che vede tra gli altri illustri ospiti Robert Fripp alla chitarra.

Ivan CattaneoIn quegli stessi anni, un giovane artista milanese, Ivan Cattaneo, cantante tra i primissimi a dichiararsi gay militante, si muoveva nei territori “alternativi” e creativi, anch’egli saturo di fondotinta e buone idee. Apparentemente originalissime, ma in realtà con un orecchio e forse due rivolte oltremanica, e proprio lì dove Eno aveva cominciato a seminare le sue intuizioni da non musicista mentre stappava il flacone di struccante. La somiglianza di L’elefante è capovolto?, uscito come singolo nel 1976 per la produzione di Roberto Colombo, allora considerato il Frank Zappa italiano, col brano di Eno, oggi pare evidente. Ma in un contesto nazionale in cui i modelli dominanti erano tristissimi cantautorate “impegnate” o terribili prolissità progressive, quel riferimento era una boccata d’aria fresca.
Poi venne Italian graffiati, e poi ancora Music Farm, e poi  non saprei. Ma questa è un’altra storia.

Brian Eno: Baby’s on fire / Ivan Cattaneo: L’elefante è capovolto?

  1. Brian Eno: Baby’s on fire (single version) (1974)
  2. Ivan Cattaneo: L’elefante è capovolto? (1976)

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Pinguini sulla spiaggia

Chi ci ricorda / 3

Surf's up

Tra le musiche che più ho ascoltato ed amato negli anni passati, c’era quella della Penguin Cafe Orchestra. Violini, ukulele, pianoforti, glockenspiel, elastici, segnali telefonici e percussioni africane, Bach, la musica etnica e il music-hall: note inclassificabili, strambe, dolcissime, sentimentali ed ironiche che hanno reso migliori molte delle mie giornate. Poi il loro leader, Simon Jeffes, è morto a cinquant’anni ed io, senza rendermene conto, ho quasi smesso di ascoltare quei dischi. Più recentemente, quando la mia passione per Brian Wilson ed i Beach Boys è diventata ossessiva al punto da farmi comprare quasi tutti i loro dischi, la sorpresa: Metto su per la prima volta il disco “Carl and the passions – So tough”, del 1972. Parte la prima canzone. Già quell’accordo ribattuto all’inizio mi suona familiare, poi…. a un certo punto c’è un break e inizia un riff ancora più familiare. Praticamente identico ad uno dei temi di “Penguin Cafe Single”, il primo pezzo del primo disco della PCO, uscito nel 1976 per la Obscure di Brian Eno. Quello che io conoscevo come un brano di assoluta originalità, al di fuori di ogni schema conosciuto, in realtà aveva un precursore preciso, inequivocabile. E come al solito, a monte, c’era il vecchio Brian. E’ davvero strano. In apparenza questi due pezzi sono il sole e la luna: di qua un rock’n’roll  energetico e luminoso, di là una musichetta acustica retrò, classicheggiante, languida, quasi da caffè-concerto, anni luce lontana da tutto ciò che suona vagamente rock. Eppure sono l’una la derivazione dell’altra. Non può essere un caso: i legami sono troppo evidenti. E’ stato emozionante, per me. Un po’ come se ti rendessi conto che due amici, due persone a cui hai voluto molto bene in periodi diversi della vita, si conoscevano tra loro prima di incontrare te.

Beach Boys-Penguin Cafe Orchestra.mp3 (737 Kb)

  1. The Beach Boys: You need a mess of help to stand alone, da Carl and the passions – So tough (1972)
  2. Penguin Cafe Orchestra: Penguin Cafe single, da Music from the Penguin Cafe (1976)

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