Succedono cose strane. Mi è capitato di fare una scoperta molto interessante. Un caso bizzaro di metaletteratura di cui nessuno, finora, pare essersi accorto. Ma andiamo per ordine.
Non so se tutti abbiate seguito la recente vicenda che coinvolge Philip Roth e il fino a poco fa oscuro giornalista italiano Tommaso Debenedetti. Per arrivare dove voglio arrivare, è necessario conoscerla. Stavo per riassumervela, quando provvidenzialmente mi è giunto in soccorso Luca Sofri che l’ha ricapitolata ed aggiornata ieri sul suo blog. Quindi ricopio, sintetizzando, e risparmio la fatica. Se sapete già tutto, potete saltarla.
(…) sviluppi nella (…) storia delle interviste inventate dal giornalista Tommaso Debenedetti. Riassunto delle puntate precedenti: lo scorso novembre Libero pubblica un’intervista a Philip Roth, (…). Nell’intervista c’è uno scoop: Roth si dichiara deluso dal presidente Barack Obama, che aveva appoggiato in campagna elettorale. Libero ci fa il titolo, e il giorno dopo la notizia è persino commentata dal Corriere della Sera. Ma due mesi fa Roth rilascia un’altra intervista (…) durante la quale (…) cade dalle nuvole e afferma di non aver mai parlato con Libero né con Debenedetti. Nelle settimana successive si rivelano false decine di interviste dello stesso Debenedetti con altri celebri scrittori. Lui, interpellato, nega di averle inventate e dice cose confuse e contraddittorie.
Il mese scorso, dopo che la stampa internazionale si era appassionata a questa storia, Debenedetti ha rilasciato un’intervista a (…) El Pais (una vera intervista) in cui infine ammette di aver inventato i suoi articoli. La sua analisi sulle ragioni appare piuttosto pretestuosa, e insieme piuttosto fondata.“L’informazione in questo paese è basata sulle bugie, sulla falsificazione. Se chi parla dice cose che corrispondono alla linea editoriale, se viene visto come uno dei nostri, si può dire tutto. Io mi sono semplicemente prestato a questo gioco, per poter lavorare, e ho giocato fino alla fine per denunciare questo stato di cose. Ma mi piace essere il campione italiano della menzogna”.
Orbene, il caso ha voluto che proprio in questi giorni io abbia letto il libro di Roth Zuckerman scatenato, uno dei molti romanzi che hanno come protagonista lo scrittore Zuckerman, che è una sorta di alter ego dello stesso Roth. Il romanzo è del 1981, e racconta tra le altre cose del repentino arrivo al successo dello scrittore, col suo corollario di popolarità, ricchezza, molestie e disagi. Zuckerman assume una segretaria che gli filtri le molte telefonate che cominciano ad arrivare dai personaggi più disparati. All’inizio del secondo capitolo, c’è il seguente dialogo tra lo scrittore e la segretaria (il grassetto è mio):
- Ci sono altri messaggi? – L’italiano. Due volte in mattinata, due volte nel pomeriggio – . Se Zuckerman non gli avesse concesso l’intervista, l’italiano, giornalista di Roma, avrebbe perso il posto. – Lei crede che sia vero, tesoro? – Lo spero. – Dice che non capisce perché lei debba trattarlo così. Si è molto innervosito quando gli ho detto che ero solo una segreteria telefonica. Sa qual’è il mio timore? Che stia meditando d’inventarsela, un’intervista con Nathan Zuckerman, e che a Roma gliela passino come un’intervista vera. – E’ una cosa che ha proposto lui come possibilità? – Ha proposto tante cose. Sa, quando un italiano si scatena….
Da “Zuckerman scatenato”, in “Zuckerman“, Einaudi 2009, pag. 186
Sorprendente, vero? Ma la cosa più sorprendente è che Read more »