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Un PSDI per il XXI secolo, o: aridatece Tanassi

Mario TanassiLo ricordate, il PSDI?
Nei tardi anni ’70, era un partito che si caratterizzava nel comune sentire, e nel satireggiare dei commentatori e dei comici, per alcune caratteristiche particolari. Erano corrotti e clientelisti non più degli altri partiti di governo ma erano, o sembravano, particolarmente fessi, e particolarmente magnoni. I suoi leaders erano spesso esilaranti macchiette. Ed erano quelli che più spesso, le rare volte in cui accadeva, molti anni prima di mani pulite, cadevano vittime sacrificali delle inchieste giudiziarie. Capri espiatori, non senza colpa, certo, ma che sovente pagavano per tutti, come nel caso Lockheed.
Ridicoli, inetti e talvolta arroganti lo erano. Nicolazzi, Pietro Longo, la Bono Parrino. Facchiano. Chi se li ricorda non penso possa reprimere un sorriso misto ad un brivido di turbamento al loro pensiero.
Però avevano una storia nobilissima alle spalle. E proprio per questo erano emblematici della degenerazione della politica in Italia. Nati nel ’47 con Saragat in una circostanza tra le più drammatiche della repubblica, in cui si erano scissi dai socialisti frontisti, per sostenere le ragioni del socialismo riformista e liberale contrapposto a quello allineato con Stalin e le dittature dell’est, si sono dapprima nutriti dei dollari americani, cosa che già in qualche misura induceva a rilassamenti di tensione etica. Poi, coll’approdo del PSI alle stesse sponde riformiste di cui loro erano stati pionieri, avevano perso ogni ragion d’essere. Tentarono anche un’unificazione, fallita per insuccesso elettorale (vi ricorda qualcosa di recente, per caso, tipo la Rosa nel Pugno? I socialisti, pare, tendono a mollare le ottime motivazioni ideali sui progetti di ampio respiro quando il corto respiro rischia di toglier loro qualche assessore….). Da quel momento, diventarono l’archetipo del partitino magnone, interessato solo alla propria sopravvivenza autoreferenziale, alle poltrone, alle lottizzazioni ed ai voti degli amici.
Ebbene, il caso di Mastella e dell’ UDEUR di questi giorni, mi sta riportando nostalgicamente alla mente quelle fronti inutilmente spaziose (come ebbe a definire Fortebraccio uno dei segretari socialdemocratici). Per analogie e differenze. Per analogie, perchè mi pare evidente che se -toh, che sorpresa!- Clemente e signora e consuocero e annessi fanno pressioni più o meno illecite per piazzare amici e parenti nei posti di comando di asl e strutture d’interesse pubblico di ogni tipo, non sono certo una scandalosa eccezione, tra i politici ed i gruppi di interesse organizzati nei partiti. Ma essendo il ras di Ceppaloni il più sfrontato e manifesto tra i magnoni d’oggidì, rischia di pagare per tutti. Proprio come Tanassi e Pietro Longo. E Craxi, anni dopo, sebbene con alle spalle un percorso diverso.
Però, ci sono anche delle differenze tra i seguaci del campanile e quelli del sole nascente. Il PSDI nasce per una necessità storica, con ottime ragioni ideali e con un leader che è stato un padre della patria, poi si degrada per strada quando quelle ragioni vengono meno. L’UDEUR nasce da un inestirpabile ceppo democristiano clientelista meridionale. E cresce e prospera a tutt’oggi, coerentemente, per le stesse ragioni per cui è nato. Occupare poltrone. Ricattare, piazzare amici, dare posti di lavoro ai paesani ed agli elettori, far prosperare il bacino elettorale.
Da questo punto di vista, erano meglio quegli altri. 
Per concludere: non mi pare né bello né intelligente rallegrarsi troppo di arresti e dimissioni. E’ parziale, a voler essere ottimistici prematuro. Se resterà solo lui a pagare per tutti, sarà un rimedio peggiore del male. Avremo sfogato il nostro malumore con la soddisfazione che almeno qualcuno avrà pagato -il più fesso o il meno machiavellico-. Io mi sentirei più soddisfatto non dico (non direi mai) a vedere in galera anche tutti gli altri, ma certo a casa, e se non tutti, almeno qualcun altro. Forse. E qualcuno al loro posto che cambi le leggi come quella sulle ASL che prevedono nomine politiche -e non professionali. Mi basterebbe. E sarebbe una soddisfazione meno facilmente biliosa.

PS: è la seconda volta in questo blog che mi ritrovo ad avere comprensione per Clemente Mastella. Secondo voi c’è da preoccuparsi? 

Vedi anche:

Il monologhista

L’ottimo Enrico mi segnala un articolo di Alessandro Gilioli dell’Espresso. Su Beppe Grillo, tanto per cambiare, e sulla storia di un’intervista che non è stata mai fatta. Dice molto sul personaggio, e, personalmente, non mi sorprende più di tanto. Vale la pena leggerla:

http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2008/01/09/lintervista-mai-fatta-a-beppe-grillo/

Vedi anche:

Dialettiche democratiche

Su Grillo e il V-Day (argomento abbondantemente inflazionato), aggiungo solo un paio di osservazioni poi taccio.

La prima:

Delle tante sciocchezze, per così dire, che sono uscite dalla bocca del comico genovese sulla pubblica piazza, una, riportata da giornali e tv come particolarmente divertente, merita una piccola riflessione.
Riferendosi a Mastella, che pare gli abbia risposto sul proprio blog, Grillo si stupiva ironicamente. Pensate, un ministro che risponde con sollecitudine ad un comico… Ma ve lo immaginate Gordon Brown in Inghilterra che dialoga con Mister Bean?.. (risate del pubblico)... Ma vaffa…!
In sintesi, e se non mi è sfuggito qualcosa, magari non ho capito l’ironia, il succo è questo:

- Tu, politico, sei uno stronzo e magna magna, un esponente della casta che è il cancro della democrazia, sei arroccato nella tua torre di privilegi, staccato dal sentire vero del paese che io ho portato su questa piazza, a centinaia di migliaia. Ed hai col tuo indulto messo in libertà moltitudini di criminali… Io, noi, combattiamo te ed i tuoi pari, come possiamo, con leggi di iniziativa popolare. Stiamo facendo una battaglia politica tutti noi qui.
- Ok, ti rispondo. Non sono daccordo, dici cose sbagliate, il tuo collega comico Benigni mi elogia per quello di cui tu mi accusi….
- Ehi! Ma che fai, rispondi ad un comico? (non si capisce se Benigni o Grillo, ndr. S’è offeso per la qualifica? O pensa che un ministro debba far altro che rispondere a Benigni o a lui?) Cose da pazzi! Queste cose succedono sono in Italia!…  Ma allora sei davvero stronzo!

In pratica, è fatale: sei comunque stronzo. Come il lupo che si mangia l’agnello. Anche se lui sta a monte del fiume, lui comunque l’agnello se lo magna. Dio mi perdoni per aver paragonato Mastella ad un Agnello. Di questo sei stato capace, Grillo! Di farmi prendere le parti di Mastella! Sei un essere perverso…. E, aggiungo magari tu fossi come Mister Bean. (E magarissimo Mastella fosse come Brown).

La seconda, che riguarda più che Grillo, una certa informazione:

Primo piano, rubrica del Tg3. Argomento: Grillo, l’antipolitica, i girotondi, i movimenti.
Ospite in studio: Pancho Pardi.
Ospite in collegamento: Marco Travaglio.
Una domanda tra le tante di tenore analogo:
Mannoni: Secondo voi, Grillo è un qualunquista?
Pardi: Tutt’altro, non mi sembra proprio…
Travaglio: E’ il contrario del qualunquismo….

Mi sono immaginato una trasmissione analoga, mettiamo, su Fidel Castro.
Ospite in studio: Chavez; ospite in collegamento Gianni Minà.
Domanda: secondo voi, Castro è un dittatore?

Vedi anche:

V-day: Forche, forchette e forconi

L’Uomo qualunqueTiro subito fuori il rospo: trovo Beppe Grillo sempre più inquietante, pericolosamente demagogico, populista e reazionario. Trovo che le cose che dice e le iniziative che intraprende, ora come ora, e per la maggior parte, siano un concentrato delle peggiori manifestazioni della storia politica (ed antipolitica) italiana. Un piccolo perverso miracolo: mettere insieme il genuino populismo demagogico dell’ Uomo Qualunque di Giannini (“noi” poveri cittadini vessati, impotenti, presi per il culo, torchiati -ed anche un po’ fessi, verrebbe da pensare-, contro “loro”, potenti, tracotanti, intoccabili, ladroni, criminali), mescolato ad istanze forcaiole squisitamente fascistoidi in origine, poi aggiornate recentemente dai Leghisti (In galera! In galera! Roma ladrona!), con i quali sono da notare anche certe affinità di stile (“Vaffanculo day”: Se lo avessero inventato Bossi o Calderoli, sai che bailamme di articoli indignati e/o satireggianti sui giornali, che sopraccigli alzati in segno di disprezzo e siderale distanza… Lo fa lui, ed è un piccolo eroe della società civile, che dà legittimamente voce allo sdegno popolare…). Il tutto integrato con il peggio delle culture “antagoniste”, estremiste, “alternative”: dal precariato schiavitù moderna per colpa di Marco Biagi (vedi sopra, e cambia Bossi in Caruso) al complottismo paranoico noglobal (tu non lo sai perchè ti nascondono la verità, ma i potentissimi padroni del mondo col dollaro al posto degli occhi -magari, chissà, pure un po’ ebrei- lo stanno distruggendo, il mondo, e manipolano le nostre vite per bieca avidità e brama di potere).
Ora, il vero problema, secondo me, è il fatto che a tutto ciò si dia un credito indiscriminato e acritico, “a prescindere”. Persone intelligenti e colte, amici, personaggi pubblici, trovano Grillo simpatico e coraggioso, per pregressa stima, e lo appoggiano di default. Qualcuno dei personaggi pubblici lo fa magari per viltà e calcolo (sarebbe estremamente impopolare contrapporsi ad un così popolare tribuno), ma la maggior parte delle persone comuni si rispecchia nella rabbia che così efficacemente Grillo mette in scena. Qui il discorso si fa più complesso, di natura psicologica. E diventa davvero inquietante. Perchè dal vaffanculo alla forca ed al forcone (metaforico) brandito in piazza contro “loro” (che abbiamo eletto noi, particolare non trascurabile), il passo potrebbe essere terribilmente breve. E Grillo somiglia sempre di più a quegli agitatori di popolo giustizialisti, incazzati, narcisisti ed autoreferenziali, che quando sono stati tentati dallo scendere in campo (Dio ce ne scampi) hanno o prodotto sfracelli o (auspicabimente) sono miseramente naufragati.
Riflettere sulle cose, documentarsi, ragionare, non sempre dare per certe e giuste le affermazioni di chi hai elevato a vate ed a modello di “coraggio” è un esercizio più faticoso e meno soddisfacente dell’incazzarsi contro qualcuno. O del prendere iniziative meno clamorose e distruttive ma forse più efficaci (molti dei miei amici che aderiscono entusiasticamente al V-day non hanno firmato, per esempio, il referendum elettorale. Magari erano pure daccordo, ma semplicemente non si sono posti il problema. Non infiammava le loro budella come il gridare vaffanculo in piazza ai “politici”. Provi a spiegargli che contro una classe politica italiana oggettivamente pessima, il proporre le leggi perorate da Grillo (almeno due su tre, ma forse anche la terza) è un rimedio peggiore del male, che non solo non risolve il problema, ma crea una serio vulnus allo stato di diritto e ai principi della democrazia rappresentativa -non mi dilungo sull’argomento: segnalo tra i vari interventi che si sforzano di ragionare, quello di Luca Sofri, stringato e convincente, e quello di Francesco Costa, più lungo e circostanziato- e loro ti dicono si, vabbè, forse, ma bisogna mandare un segnale, non se ne può più eccetera. Da cui si evince che i segnali migliori non sono quelli che indicano la strada giusta, ma quelli che si vedono meglio, magari sonori e luminosi. Che poi sopra ci sia scritto fesso chi legge, cacca, stronzo vaffanculo, è un dettaglio secondario).

Se non ci fossero molte decisive controindicazioni (di stile e di metodo, da un lato, dall’altro il fatto che non essendo noi i destinatari del vaffanculo, e non avendo particolari motivi per solidalizzare con essi non abbiamo alcun motivo per farlo), darebbe una certa lubrica soddisfazione ipotizzare un Tuetuasorella day. Ma lo pensiamo solo per un istante e facciamo finta di non averlo pensato.

Post scriptum: oggi c’è un ulteriore motivo per deprimersi: Walter Veltroni si è dichiarato daccordo con le proposte di Grillo (Il titolo dato al video dai Grilliani è, più trionfalisticamente, “WV aderisce al V-day”). Le mie braccia sono precipitate nel sottosuolo.

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