30 luglio 2010 by Marco
Questa non posso proprio esimermi dal segnalarla: leggo su Repubblica (dico: Repubblica) online l’articolo sulla reazione di Gianfranco Fini alla sua cacciata dal Pdl e m’imbatto in questa rara perla:
Legalità, giustizia sociale, amore di Patria. Eccole le linee giuda dei finiani.
Mi affretto ad aggiungere lo screenshot, hai visto mai se ne accorgano, a futura memoria.
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8 maggio 2007 by Marco
E’ un periodo in cui tira una brutta aria, in Italia. C’è un Buttiglione che sostiene che “C’è una sinistra in crisi che ha perso la sua identità anti capitalista e scarica la sua insoddisfazione contro la chiesa cattolica. Come i nazisti con gli ebrei” (fossi ebreo, mi arrabbierei parecchio). C’è l’Osservatore Romano che da del terrorista ad uno che ha fatto una blanda battuta sulla Chiesa. C’è una manifestazione “per la famiglia”, indetta guardacaso il giorno della vittoria del referendum sul divorzio, e di cui l’organizzatore sostiene essere esplicitamente contro l’approvazione dei Dico.
Questi sono solo gli ultimi esempi.
E’ giusto non fare gl’isterici, non alzare barricate, non alzare i toni, soprattutto quando a farlo sono gli altri, quelli della predicazione dell’ “amore”.
Ma forse è il caso di ricordare, a loro, ma soprattutto ad una classe politica che definire mediocre o (ser)vile è eufemistico, che c’è un’altra Italia, che tiene alla propria libertà di scelta nell’ambito dei comportamenti privati così come a quella degli altri. Che non vuole imporre le proprie visioni etiche a tutti. Che non desidera nel proprio paese leggi che avallano discriminazioni in base ad orientamenti sessuali (e religiosi, e politici, e di ogni tipo).
E’ l’Italia che vinse il 12 maggio 1974. E che sarà a Roma, in Piazza Navona, sabato prossimo.
Questo blog aderisce idealmente, se non personalmente, alla manifestazione di cui vedete a destra il banner.
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5 aprile 2007 by Marco
Rileggendo quel che ho scritto nel post precedente, ho l’esigenza di chiarire meglio quel che volevo dire. Scusate l’insistenza.
Non m’interessa l’invettiva antiberlusconiana in genere, purchessia. Penso che sia un esercizio abusato, facile e inutile. Anzi, spesso più vantaggioso per Berlusconi che per i suoi detrattori.
Quel che mi lascia interdetto, più che lui, quel che ha fatto, quel che ha detto, è tutto l’insieme. E’ il fatto che si consideri normale, in Italia, sulla stampa, e nei commenti politici, che uno -uno importante, non un pirla qualsiasi- che si vanta di essere l’unico vero liberale tra i politici, che parla ossessivamente di libertà ed, all’opposto, di comunismo come sistema oppressivo, totalitario, antiliberale ed antidemocratico, uno così vada a ribadire tutto questo in un convegno di neofascisti se non neonazisti, di cui si dice amico ed alleato. Su un palco dal quale giganteggia una sinistra fiamma e la parola MUSSOLINI a caratteri cubitali.
Proviamo per un attimo a fare un banale esercizio di fantasia.
Immaginiamo che, ad esempio, in Francia esista una signora, che so, nipote del Maresciallo Pétain. Jaqueline Pétain, per dire. Che guida il Front National. Anzi, che ha personalizzato il FN, trasformandolo elettoralmente in ”lista Pétain”. Immaginiamo Chirac che ci si vuol alleare. Che va da lei a tuonare contro la dittatura comunista, su un palco con la scritta Pétain da sotto.
Oppure che Greta Goebbels ospiti l’amico Kohl o l’alleata Merkel sotto uno striscione bruno col suo nome. Che Aznar vada al congresso dei neofalangisti guidati da Dolores, Inés, e Nuria Franco, tre ex attrici discendenti del Caudillo che, dopo essere state scartate da Almodóvar per un suo film, si sono buttate in politica.
Riuscite ad immaginarlo? Difficile, lo so. Ma se ci riuscite, immaginerete anche una enorme baraonda. Il mondo politico, giornalistico, culturale, l’opinione pubblica europea in subbuglio. Non sarebbe una cosa normale. In Italia lo è. Per l’Italia lo è. A quanto pare si sono abituati a considerarci una bizzarra anomalia anche all’estero. Simpatici, superficiali, sbruffoni italiani. Tanto tutto s’aggiusta, volemose bene. Dopotutto Alessandra è nipote pure della Loren. E Silvio è un simpaticone naif, piace proprio per quello. Non vale la pena di prendere nulla sul serio da queste parti. Anche se non mancano qui le intemerate moraliste dei rigorosi custodi dell’etica di stampo calvinista, principalmente su bandane e stallieri, meno sulla politica (e su colonne di giornali ricolmi di gossip e cronaca nera e tette) queste sono, appunto, moralistiche, ipocrite, tutt’altro che serie. Da queste parti esiste solo la commedia. Il dramma o la tragedia, o semplicemente il racconto senza oleografia, senza “colore”, non ha cittadinanza.
Eppure Mussolini -Benito-, era Italiano. Sarà stato un personaggio ridicolo, ma lui e gli eventi che ha generato sono stati di una tragica serietà. Una dittatura ventennale, una guerra, l’alleanza e la complicità morale col peggio del ventesimo secolo. Una guerra civile, milioni di morti. Una repubblica nata, almeno sulla carta, in opposizione consapevole e memore a quella e quindi a tutte le dittature.
Tutte cose abbastanza serie che l’Italia è stata in grado di produrre. Eppure.
Lo so come questo post potrebbe andare a parare. Con l’inevitabile citazione di Flaiano. Ma ve la risparmio. Anche lui ha diritto ad essere lasciato in pace per qualche minuto nella tomba.
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9 febbraio 2006 by Marco
Ho riflettuto sul fatto che con il mio voto potrei contribuire ad eleggere deputato quest’uomo….
…. ed anche questo.
Poi, ho pensato a questi:




e, repressi insieme un lieve disturbo gastrico e l’idea di non andare a votare, ho deciso che voterò. Che bello, vivere in Italia.
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