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Freddezza giornalistica

L’anno comincia bene, dal punto di vista dell’originalità nelle notizie.

Al TG2 di stasera (20.30) apprendiamo che l’Italia è nella morsa del gelo.

Ne siamo costernati. Attendiamo con ansia le evoluzioni della colonnina di mercurio e le fondamentali raccomandazioni degli esperti per evitare insidiose malattie da raffreddamento, quali il non esporsi al gelo ed il coprirsi bene.

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V-day: Forche, forchette e forconi

L’Uomo qualunqueTiro subito fuori il rospo: trovo Beppe Grillo sempre più inquietante, pericolosamente demagogico, populista e reazionario. Trovo che le cose che dice e le iniziative che intraprende, ora come ora, e per la maggior parte, siano un concentrato delle peggiori manifestazioni della storia politica (ed antipolitica) italiana. Un piccolo perverso miracolo: mettere insieme il genuino populismo demagogico dell’ Uomo Qualunque di Giannini (“noi” poveri cittadini vessati, impotenti, presi per il culo, torchiati -ed anche un po’ fessi, verrebbe da pensare-, contro “loro”, potenti, tracotanti, intoccabili, ladroni, criminali), mescolato ad istanze forcaiole squisitamente fascistoidi in origine, poi aggiornate recentemente dai Leghisti (In galera! In galera! Roma ladrona!), con i quali sono da notare anche certe affinità di stile (“Vaffanculo day”: Se lo avessero inventato Bossi o Calderoli, sai che bailamme di articoli indignati e/o satireggianti sui giornali, che sopraccigli alzati in segno di disprezzo e siderale distanza… Lo fa lui, ed è un piccolo eroe della società civile, che dà legittimamente voce allo sdegno popolare…). Il tutto integrato con il peggio delle culture “antagoniste”, estremiste, “alternative”: dal precariato schiavitù moderna per colpa di Marco Biagi (vedi sopra, e cambia Bossi in Caruso) al complottismo paranoico noglobal (tu non lo sai perchè ti nascondono la verità, ma i potentissimi padroni del mondo col dollaro al posto degli occhi -magari, chissà, pure un po’ ebrei- lo stanno distruggendo, il mondo, e manipolano le nostre vite per bieca avidità e brama di potere).
Ora, il vero problema, secondo me, è il fatto che a tutto ciò si dia un credito indiscriminato e acritico, “a prescindere”. Persone intelligenti e colte, amici, personaggi pubblici, trovano Grillo simpatico e coraggioso, per pregressa stima, e lo appoggiano di default. Qualcuno dei personaggi pubblici lo fa magari per viltà e calcolo (sarebbe estremamente impopolare contrapporsi ad un così popolare tribuno), ma la maggior parte delle persone comuni si rispecchia nella rabbia che così efficacemente Grillo mette in scena. Qui il discorso si fa più complesso, di natura psicologica. E diventa davvero inquietante. Perchè dal vaffanculo alla forca ed al forcone (metaforico) brandito in piazza contro “loro” (che abbiamo eletto noi, particolare non trascurabile), il passo potrebbe essere terribilmente breve. E Grillo somiglia sempre di più a quegli agitatori di popolo giustizialisti, incazzati, narcisisti ed autoreferenziali, che quando sono stati tentati dallo scendere in campo (Dio ce ne scampi) hanno o prodotto sfracelli o (auspicabimente) sono miseramente naufragati.
Riflettere sulle cose, documentarsi, ragionare, non sempre dare per certe e giuste le affermazioni di chi hai elevato a vate ed a modello di “coraggio” è un esercizio più faticoso e meno soddisfacente dell’incazzarsi contro qualcuno. O del prendere iniziative meno clamorose e distruttive ma forse più efficaci (molti dei miei amici che aderiscono entusiasticamente al V-day non hanno firmato, per esempio, il referendum elettorale. Magari erano pure daccordo, ma semplicemente non si sono posti il problema. Non infiammava le loro budella come il gridare vaffanculo in piazza ai “politici”. Provi a spiegargli che contro una classe politica italiana oggettivamente pessima, il proporre le leggi perorate da Grillo (almeno due su tre, ma forse anche la terza) è un rimedio peggiore del male, che non solo non risolve il problema, ma crea una serio vulnus allo stato di diritto e ai principi della democrazia rappresentativa -non mi dilungo sull’argomento: segnalo tra i vari interventi che si sforzano di ragionare, quello di Luca Sofri, stringato e convincente, e quello di Francesco Costa, più lungo e circostanziato- e loro ti dicono si, vabbè, forse, ma bisogna mandare un segnale, non se ne può più eccetera. Da cui si evince che i segnali migliori non sono quelli che indicano la strada giusta, ma quelli che si vedono meglio, magari sonori e luminosi. Che poi sopra ci sia scritto fesso chi legge, cacca, stronzo vaffanculo, è un dettaglio secondario).

Se non ci fossero molte decisive controindicazioni (di stile e di metodo, da un lato, dall’altro il fatto che non essendo noi i destinatari del vaffanculo, e non avendo particolari motivi per solidalizzare con essi non abbiamo alcun motivo per farlo), darebbe una certa lubrica soddisfazione ipotizzare un Tuetuasorella day. Ma lo pensiamo solo per un istante e facciamo finta di non averlo pensato.

Post scriptum: oggi c’è un ulteriore motivo per deprimersi: Walter Veltroni si è dichiarato daccordo con le proposte di Grillo (Il titolo dato al video dai Grilliani è, più trionfalisticamente, “WV aderisce al V-day”). Le mie braccia sono precipitate nel sottosuolo.

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God bless anyone but you stupid bastard

Sempre a proposito di morti ammazzati e sul suo modo di trattarli (o meglio, di utilizzarli, in realtà, per trastullarsi con altro) nella comunicazione.
Sul suo Blog, Matteo Bordone ha scritto uno splendido post, che sottoscrivo integralmente. Parte da un editoriale di Christian Rocca sul Foglio, che, nell’affrontare la strage in Virginia, intitola il suo pezzo “L’America è un po’ pazza” e conclude dicendo.

L’America è Blacksburg o Columbine, ma è anche la società più vitale del pianeta e l’unica capace di prendersi sulle spalle il peso del suo e del nostro futuro.

Io, nel post di Bordone, ho lasciato un commento, che vi riporto qui. Perchè per me l’argomento è uno di quelli che da un po’ di tempo ritornano quasi ossessivamente.

Penso che nel caso di Rocca (e di Ferrara) ci troviamo di fronte ad un desolante fenomeno psicologico, tipico di molte persone dall’intelligenza acuta ed inquieta (ma anche, di riporto, di parecchi stupidi). Si comincia con lo stigmatizzare -giustamente – le banalità conformistiche, gli automatismi mentali ideologici, le frasi fatte, lo scarso uso del ragionamento, la faziosità, si prosegue con l’atteggiamento “controcorrente” di default, si approda alla acritica faziosità speculare, avendo fatto il giro completo. Alla fine ci si sente comunque molto intelligenti e molto etici, senza un particolare sforzo cognitivo. Esattamente come quelli da cui ci si voleva differenziare.

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Extra! Extra!

Strillone Che straordinaria emozione, ascoltare o leggere un certo tipo di notizie. Il vento della storia, col suo carico d’imponderabile e d’imprevedibile sembra soffiarti sugli occhi increduli. Per questo guardiamo i telegiornali o sfogliamo avidi i quotidiani: per trovarci un vaticinio del nostro futuro, per accogliere qualcosa che non conosciamo, che non immaginavamo neppure e che è destinato a modificare sostanzialmente il corso delle nostre miserabili esistenze.
Queste notizie capitali di solito cominciano con una frase del tipo una recente ricerca rivelasecondo uno studio di un’università americana, e, con una periodicità variabile, ma non superiore ai sei mesi cadauna, ci comunica verità sconosciute, del tutto inedite e assolutamente insospettate quali:

  • La dieta mediterranea fa bene alla salute;
  • Chi fa sesso vive più a lungo;
  • Il ridere è un toccasana per il benessere psicofisico;
  • La cioccolata è un potente antidepressivo;
  • Il fumo fa male
  • Il vino rosso (in quantità moderata) previene le malattie cardiovascolari.

Queste alcune delle notizie-base. Dalle quali, applicando logica aristotelica ed un moderato uso della combinatoria, se ne possono evincere (c’è sicuramente qualche cronista che le ha evinte) altre:

  • Il vino rosso rende allegri;
  • L’allegria fa ridere;
  • La dieta mediterranea rende felici;
  • Il Toblerone rende euforici;
  • Chi sta poco bene ride poco;
  • Chi non fa sesso è triste;
  • Se sei triste, sei prossimo alla depressione;
  • La depressione fa vivere meno a lungo;
  • Chi mangia hamburger, fuma sigarette e scopa raramente morirà -tristissimo- molto prima di chi mangia spaghetti alle vongole con la cioccolata e il vino rosso durante baccanali orgiastici (quest’ultima categoria corre solo il rischio di strozzarsi per il troppo ridere).

Ultim’ora: ci giunge in questo momento un dispaccio dalla redazione del TG2, che riporta la seguente notizia:

Un gruppo di studiosi dell’Università di Tubinga ha diffuso i risultati di una ricerca secondo la quale i bevitori abituali di birra avrebbero una vita media sensibilmente più lunga rispetto al resto della popolazione. Tutti defungerebbero non prima di aver compiuto un secolo di vita. Lo stesso team ha condotto un’altra indagine nella quale un campione sperimentale di soggetti, nutriti quotidianamente con una mela, al trentesimo giorno di trattamento hanno aggredito i ricercatori -tutti medici-, costringendoli ad una precipitosa fuga fuori dalla loro vista. Ciò confermerebbe un’altra loro ardita ipotesi. I risultati di entrambe le ricerche saranno pubblicati sulle maggiori riviste scientifiche. Ma non in tempi brevi: gli studiosi (conosciuti nell’ambiente scientifico come “i Pescatori Insonni”), sarebbero infatti arrivati alla conclusione che procedere con lentezza migliori la sicurezza e la salute e garantisca un percorso più lungo.

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Mandolinismo civile

VesuvioIeri, sono andato alla presentazione in anteprima del libro di racconti della mia amica Rossella Milone, che uscirà a maggio per Avagliano. Ho stima ed affetto incondizionati per Rossella, e quel poco che conosco del libro mi fa essere sicuro che sarà molto bello. Ma ne parlerò diffusamente più in là, magari pubblicandone qualche estratto che lei gentilmente mi autorizzerà a postare qui (vero?….).
La presentazione si svolgeva in una minuscola libreria di Napoli, ed era davvero molto “intima”. Una decina di sedie pieghevoli amorevolmente disposte dal proprietario occupavano tutto lo spazio disponibile. Rossella, timida e fin troppo modesta, ha letto e commentato alcuni pezzi di racconti, con un certo visibile, tenero imbarazzo.
Senza entrare nel dettaglio, e ripetendo che sono di grande bellezza, se c’è una caratteristica evidente nei racconti di Rossella, è lo sguardo puro e sensibile sulle relazioni tra le persone, in particolare tra genitori e figli. Con una grande capacità “sensuale” di descrizione e soprattutto senza alcuna ingabbiatura ideologica, di “messaggio”, di interpretazioni sentenziose. Ciò che le interessa sono le persone. Ed ovviamente il mondo in cui vivono, le cose che li circondano, ne sono un portato naturale ed inevitabile. Rossella parla di ciò che conosce, di ciò per cui ha sensibilità. E di sensibilità ne ha tanta. Alla fine, il pubblico -composto da amici, “addetti ai lavori” e forse uno o due avventori occasionali-, ha interrogato la giovane scrittrice napoletana. Indovinate qual’era il tipo di domande (molto spesso retoriche, non c’era bisogno di risposta) che le sono state fatte?
La scrittrice e Napoli? Bravi, avete indovinato.
I racconti del libro e il disagio sociale, o addirittura (implicita), la denuncia? Indovinato ancora.
Addirittura, qualcuno è arrivato a biasimare l’approccio olegrafico su Napoli citando come esempio Annamaria Ortese (che è uno dei riferimenti principali per Rossella).
Mi sono cadute un po’ le braccia. Mi illudo che non sia così, ma ogni volta ho continue conferme che resiste, eterno, un approccio da riflesso pavloviano, quando si parla di letteratura, da queste parti. Cara Rossella, se scrivi, se scrivi e sei di Napoli, se scrivi, sei di Napoli e sei giovane, se scrivi, sei di Napoli, sei giovane e sei donna, aspettati di dover sentire un campionario di banali imbecillità politicamente corrette su ciò che fai, e di vedere negli occhi dei tuoi interlocutori l’attesa che tu confermi parola per parola la loro interpretazione di te, di ciò che sei, di ciò che fai. Aspettati richieste di sentenze definitive sulla condizione femminile, sulla guerra, su Berlusconi, su Bassolino. Magari dei tuoi racconti non avranno capito un’acca, ma si sentiranno molto acuti. Rappresentativi della Società Civile. Spero di essere pessimista per un lato (che cioè ti andrà meglio di quanto temo), ma del resto, la previsione deriva dalla certezza che ne avrai tante e tante di occasioni per avere a che fare con un pubblico interessato al tuo lavoro. In bocca al lupo.

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