Ieri, sotto una uggiosa pioggerella, incrocio il mio amico F. intento a camminare trafelato, reggendo con una mano l’ombrello e con l’altra il cellulare pigiato sull’orecchio (assetto tipico nel quale lo si può avvistare spesso nel quartiere Chiaia-Posillipo). Gli faccio un cenno di saluto e tiro dritto. Lui, mentre parla al telefono, si produce in un’enfatica pantomima in cui m’invita a fermarmi per, immagino, comunicazioni della massima importanza. Finita la telefonata, mi consegna un paio d’inviti per la manifestazione di cui è curatore, l’Uovo di Napoli: una rassegna che si terrà dal 2 al 5 maggio -nell’ambito del Maggio dei Monumenti napoletano- di cinema e letteratura su “i misteri del capoluogo partenopeo”. La cosa mi pare interessante, e penso che ci andrò. Il programma, che potete vedere sul sito ufficiale, è ricco è presenta alcune cose davvero interessanti, come dei documentari su alcune tradizioni magico-esoteriche ed il magnifico “C’era una volta” di Francesco Rosi.
Mentre, sempre sotto la pioggia, mi spiegava doviziosamente il contenuto del festival, F. ha ricevuto altre due o tre telefonate, ha abbordato un’altro paio di conoscenti cui ha mollato i depliants ed ha annotato l’indirizzo del presente blog. Tanta profusione di energia non poteva non essere gratificata. Ora ho la coscienza a posto.
Tag: magia
L’uovo di Napoli
The Illusionist
Nella sala dove ho visto questo film che parla di magie e stupefacenti artifici da palcoscenico, un paio di file più avanti, c’era Arturo Brachetti. Che è un po’ come andare a vedere Il silenzio degli innocenti in compagnia di Pietro Pacciani. Singolare e divertente esperienza (la mia, quella vera dell’altra sera. L’altra, oltre che impossibile per il sopravvenuto decesso dell’agricoltore toscano, sarebbe stata meno rassicurante). Ma non divaghiamo.
A quanto pare, negli ultimi tempi al cinema ed in libreria vanno molto di moda storie di maghi e prestigiatori, ambientati in contesti fine ottocento-inizi novecento, decorativi ed evocatori quanto si può, al confine simbolico e concreto tra le oscurità tradizionali dell’esoterismo e il sopravvenente progresso tecnologico del novecento, tra la finzione dichiarata e la vera magia, i doppi e tripli fondi degli oggetti e delle personalità e via dicendo. Facile cogliere la grande potenzialità narrativa di tutto questo materiale. Poi, farne buono o cattivo o mediocre uso, artisticamente parlando, sta tutto alle responsabilità di chi realizza il manufatto. Dopo aver visto il magnifico The Prestige, questo film sembra veramente poca cosa. Ben confezionato, certo. Fin troppo. Si avverte la preoccupazione di sembrare il più possibile curato, sofisticato, “di classe”. Ti strizza l’occhio come le confezioni elegantissime di certi cioccolatini che quando li addenti si rivelano modestissimi. Ed infatti quest’attitudine estetizzante che nasconde il vuoto di idee, ruffiana irritante e sotto sotto molto cheap, mi ha ricordato l’ancor peggiore, sotto questo aspetto, Chocolat. Roba per sartine che vogliono sentirsi molto colte e à la page (massì, concedetemi un po’ di deprecabile snobismo, ogni tanto….). Sfronda sfronda, il plot si riduce ad una tormentata storia d’amore (le sartine saranno contente) tra il povero ma intelligente giovanotto col dono dell’abilità magica e la bella principessina, idillio avversato dai ricchi ed arroganti cattivoni (asburgici, in questo caso). Con l’aggiunta di un asburgico poliziotto che è l’ombra del mago buono, di cui avverte la fascinazione e di cui è costretto ad essere il persecutore. Ed un colpo di scena finale che per un minimo rianima il tutto. Ma resta la sensazione del vuoto e della superficialità. Che dietro l’involucro leccatissimo nasconde madornali leggerezze (una per tutte: nella Vienna di fine ottocento, fuori al teatro dove si rappresenta lo spettacolo di un mago inequivocabilmente teutonico, che si chiama Eisenheim, sui manifesti si legge Eisenheim The Illusionist. In inglese).
Edward Norton, di solito bravo, qui si produce in poche variazioni su un’unica espressione tra il triste, l’assorto e il rassegnato. Paul Giamatti funziona bene nel ruolo semigrottesco del poliziotto al soldo del cattivissimo erede al trono. L’esordiente pischella di cui non ricordo il nome, che viene spacciata sui rotocalchi come la donna più bella del momento, somiglia abbastanza ad Aida Yespica, il che non favorisce una percezione oggettiva dei suoi eventuali talenti drammatici.
A fine spettacolo, mentre il pubblico lasciava la sala, Brachetti rimaneva seduto a discutere animatamente coi suoi accompagnatori. Sono stato tentato dall’andare ad origliare, ma poi ho desistito. Magari a lui è piaciuto. Chissà.
Il conto:
Spesi: 5,00 euro
Valore effettivo: 4,00 euro
Bilancio: -1,00
Vedi anche:
Quattro più uno
Le festività natalizie e qualche problema di metabolismo mi hanno portato ad accumulare parecchi arretrati, in particolare nel settore cinematografico. Avrei da parlare di ben cinque film che ho visto recentemente. Il 2007 incombe, e devo essere sintetico. Cercherò di farne un compendio stringatissimo.
L’abstract è il seguente: dei cinque (Cuori, Commediasexi, Il mio migliore amico, Deja vù e The prestige) due sono buoni con riserva, uno cattivo, uno pessimo e uno ottimo. Potete divertirvi ad indovinare, se volete. Per saperlo, continuate a leggere.