30 dicembre 2006 by Marco
Saddam Hussein è stato “giustiziato” stanotte, mediante impiccagione.
Non ho voglia, qui, ora, di riassumere il perché la cosa mi faccia orrore e mi preoccupi. E perché mi preoccupi ancora di più la bestia che vedo riapparire -riappare periodicamente- dietro certi discorsi “civili” che sento o leggo in giro: quelli di coloro che “se lo è meritato”, “non era degno di vivere”, “sono contrario, ma in questo caso….”, o di chi addirittura tira in mezzo Piazzale Loreto come prima pietra imprescindibile della rinata Democrazia Italiana (più o meno la stessa cosa che ha detto Bush oggi). Se volete, qui c’è una discussione esemplificativa sull’argomento, tra le mille altre.
Per conto mio, oggi faccio una piccola azione simbolica. D’ora in poi sarà presente permanentemente su questo blog il link a Nessuno Tocchi Caino.
Vedi anche:
Tags: dittature, fascismo, george w. bush, iraq, nessuno tocchi caino, pena di morte, saddam hussein, USA
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23 marzo 2006 by Marco
Di tutti gli interventi militari occidentali (o se preferite, guerre) degli ultimi anni, quello in Afghanistan dopo l’11 settembre è stato quello sulla cui necessità ho sempre avuto meno dubbi.
Poi, arriva una notizia come questa e mi prende un sentimento misto di sconforto e di rabbia.
Anche questa volta, mi riconosco, parola per parola, in quello che scrive Luca Sofri sul suo blog:
A me la notizia che in Afghanistan vogliano condannare a morte uno perché si è convertito al cristianesimo, fa abbastanza impressione. E che poi lo facciano o meno, cambia poco le cose. Quello è un paese dove si può essere uccisi per legge perché si segue una religione piuttosto che un’altra (quadruplo scandalo giuridico per noialtri: la pena di morte; la persecuzione di un non reato; la persecuzione della libertà di espressione; la commistione tra stato e chiesa): se uno aderisse ai metodi bushisti, ce ne sarebbe abbastanza da invadere il paese di nuovo per esportare la democrazia.
Se uno invece è di metodi più saggi, e non vuole usare questo tragico di stato di cose solo per regolare i propri conti politici con americani e filoamericani, mi pare sia il caso di pensare a pressioni serie e rigide: smettere di trattare l’Afghanistan come un paese amico e liberato finché permane questo stato di cose.
Aggiungo solo che forse quest’uomo si salverà dal patibolo (dalle pietre? dalle scimitarre? dai fucili?) se riuscirà a dimostrare di essere pazzo. Orrore su orrore.
A che diamine è servito “liberare” quel paese?
Vedi anche:
Tags: afghanistan, blog, guerra, integralismo, luca sofri, pena di morte
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