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Maledetti

The Velvet Underground and Nico - Copertina con banana di Andy WarholC’era una volta una bellissima canzone.
Una canzone bellissima di un fantastico disco di un meraviglioso gruppo.
La conoscevamo in molti, non moltissimi, ma un bel po’ di amorevoli cultori della buona musica.
Sono riusciti a farmela odiare, ‘sti stronzi.
Ma sopratutto a farmi odiare l’Enel. Quasi quanto ho detestato Stranamore. Ottima cosa, per una campagna pubblicitaria.

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S/M Food

Non avevo con me la macchina fotografica, credetemi sulla parola. Passando ieri davanti ad un negozio di alimentari ho visto, appiccicato su una vetrina che ospitava vari tipi di pane, un cartello scritto a pennarello, che annunciava:

Fruste calde tutti i giorni

(Dalle mie parti, frusta è sinonimo di baguette. Talora un po’ di esterofilia salva da spiacevoli equivoci)

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Stelle, vergini e salami

Logo Virgin Radio - Stella a cinque punte con scritta obliquaLogo Salumi Negroni - Stella a cinque punte con scritta obliqua

Per le vie della città, si vedono in questi giorni numerosi manifesti che pubblicizzano la Virgin Radio. A me, forse per qualche perversione da sovraesposizione televisiva infantile, ogni volta che li vedo, viene in mente una canzoncina che inizia con: le stelle sono tante, milioni di milioni……

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Mi hai convinto! Lo compro.

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Edonismo mistico

Manifesto pubblicitario di un locale (?) - Ragazzona discinta e slogan ‘dai energia al tuo piacere’Conservo sempre una sorta di infantile meraviglia quando m’imbatto in capolavori della moderna comunicazione pubblicitaria come quello che potete vedere qui a fianco (cliccare per ingrandire).

Nel caso in ispecie, oltre alla conturbante presenza dell’elegante signorina dall’occhio color smeraldo, c’è una misteriosa aura esoterica nello slogan (si alluderà ad iniziazioni di magia sessuale? A cure ricostituenti ? A sex toys innominabili a propulsione nucleare?). Ma soprattutto, la domanda è: cosa diamine pubblicizza? Forse sarà il nostro scarso livello d’iniziazione o le nostre limitate capacità che c’impediscono di capirlo.

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Mio fratello è figlio unico

Mio fratello è figlio unicoComincerò questo post con una citazione ammiccante di quelle che ti fanno fare una gran bella figura da intellettuale di mondo. Alberto Savinio, parlando (ahimé) di Erik Satie, citava a sua volta il rivoluzionario russo Kropotkin, che nelle sue memorie da carcerato, si descriveva intento a percorrere “..ogni giorno, per mesi ed anni, a fine di neutralizzare gli effetti dell’inerzia corporale… tanti passi avanti e indietro nella sua cella…. quanti ci vogliono a colmare una distanza di otto chilometri. Come abbia fatto a non uscire matto, io non so capire: penso tuttavia che non sfuggirebbe alla pazzia colui che ogni giorno continuasse a sognare le musiche “normali” di Erik Satie, nelle quali i suoni, ogni tre passi, sbattono sulle pareti di una ineffabile cella.”

Fatte le dovute distinzioni, e premesso che a me Satie invece piace moltissimo, trovo che l’immagine si attagli bene a certo cinema italiano di oggi. Non a tutto, non a tutti, ma certamente a quello medio, per quel che vuol dire.

Prendiamo per esempio quest’ultimo lavoro di Daniele Luchetti. Dovessi dire che non mi è piaciuto per niente o poco, che lo trovo brutto, direi senz’altro una bugia. Però….

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