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Quattro più uno

CinqueLe festività natalizie e qualche problema di metabolismo mi hanno portato ad accumulare parecchi arretrati, in particolare nel settore cinematografico. Avrei da parlare di ben cinque film che ho visto recentemente. Il 2007 incombe, e devo essere sintetico. Cercherò di farne un compendio stringatissimo.

L’abstract è il seguente: dei cinque (Cuori, Commediasexi, Il mio migliore amico, Deja vù e The prestige) due sono buoni con riserva, uno cattivo, uno pessimo e uno ottimo. Potete divertirvi ad indovinare, se volete. Per saperlo, continuate a leggere.

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Scoop

Woody AllenDevo a Woody Allen alcuni dei momenti più genuinamente esilaranti della mia carriera di spettatore. Non smetterò mai di essergli grato per questo, nonostante le non poche cose inutili, o mediocri, o pretenziose, che pure ha prodotto nel tempo, ormai lunghissimo, della sua carriera. Tendo quindi ad essere indulgente, sappiatelo.
Credo comunque che da qualche anno abbia avuto -forse per le sue vicende personali- un deciso miglioramento. Film come Misterioso omicidio a Manhattan, La dea dell’amore e soprattutto La maledizione dello scorpione di giada sono tra le cose migliori che abbia fatto, libere da pesi superflui, genuinamente divertite e divertenti, leggere, intelligenti.
I trailer che avevo visto di questa sua ultima fatica promettevano molto bene. La promessa è stata mantenuta solo in parte. Read more »

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The Black Dahlia

Scarlett JohanssonRaccontiamo le cose dal principio. Da molto tempo volevo leggere Ellroy, di cui ho sempre sentito un gran bene, e volevo cominciare proprio con La Dalia Nera. Saputo che Brian De Palma ne aveva tratto un film, ho deciso di seguire rigorosamente un precetto che non avevo mai realmente rispettato: prima leggere il libro, poi vedere il film. E così ho fatto. Sono andato in libreria per acquistare -povero ingenuo- l’edizione degli Oscar Mondadori, la più diffusa, economica ed invitante. La cerco, non la trovo, e scopro che è stata messa fuori catalogo e ripubblicata in edizione hardcover, con inevitabile fascetta che parla del film, ed al prezzo di 18 euro e 60 (sconto del 10%, bontà loro, alla Feltrinelli). Bestemmio sottovoce, lo compro. Lo leggo in pochissimo tempo. Bello. All’altezza delle aspettative. Corposo, in quantità di pagine e di strati narrativi, temi, storie che si dipanano. Alla fine, mi sono detto che trarne un film di un paio d’ore, accettabilmente fedele, deve essere molto difficile, senza banalizzare e/o massacrare col machete il lavoro dello scrittore.
Vado quindi a cinema con dubbi (i sopracitati, e le prime deluse recensioni da Venezia) e speranze (De Palma, ed il fatto che Ellroy in persona abbia dato il suo placet all’operazione).
Esco dal cinema con un senso di delusione molto prossimo all’irritazione.
Elizabeth ShortNon è certamente il film che mi auguravo, e che avrebbe potuto essere. E’ un’operazione che fa rimanere, del libro, solo la superfice, patinata finchè si vuole, elegante, molto spesso inutile. La superfice della storia, mutilata arbitrariamente, spesso reinventata di sana pianta senza motivo. La superfice dei personaggi, che sulla pagina hanno ben altre luci ed ombre. La superfice dei temi e delle ossessioni che sono il nerbo della narrazione di Ellroy: Il male, l’ineluttabilità della sua presenza in ciascuno, soprattutto nei “buoni”, le relazioni ossessive, le luci di Hollywood e le sue zone oscure come metafora globale, l’America priva di innocenza ed allo stesso tempo madre impossibile da odiare. Tutto ciò scompare senza quasi lasciare traccia in un film che forse gratificherà qualche onanista cinefilo per le sue citazioni, la fotografia, i movimenti di macchina. Per carità, niente da dire. De Palma è De Palma. Però questo film andava fatto, se proprio andava fatto, da qualcun’altro. L’unico che riesco a immaginare vincente in questa sfida improba avrebbe potuto essere Kubrick. Ma questo è solo un sogno. E ho notato una cosa, che mi ha fatto pensare che forse non è un caso l’averlo sognato. Il produttore di questo film è James B. Harris, che è stato, appunto, il socio e produttore dei primi film di Kubrick, quelli americani: Il bacio dell’assassino, Rapina a mano armata, Orizzonti di gloria, Lolita. E’ anziano, non produceva film da anni. Il fatto di coinvolgerlo in quest’operazione rivela forse un’intenzione. Fallita, purtroppo.
Ultima nota per gli attori. Mi sono sembrati omogenei all’insieme, cioè alla sua immemorabilità. Ho sciolto i miei dubbi su Scarlett Johansson. O meglio, li ho confermati: come attrice mi sembra assai mediocre, come sex symbol le preferisco Elena Sofia Ricci (non scherzo: dovessi scegliere tra le due per una serata intima non avrei dubbi: anche in questo caso, forse sarà l’età). Ben altro discorso per Hilary Swank, bella, sensuale e la più brava del cast.

Il conto:
Spesi: 7,50 euro
Valore effettivo: 4,50 euro
Bilancio: -3 euro

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Donne e Motori

LuigiDue film visti da poco: Cars, il nuovo Disney/Pixar e Le seduttrici, orrendo ed incongruo titolo italiano per “A good woman”, film inglese del 2004 tratto da una commedia di Oscar Wilde.
L’uno agli antipodi dell’altro sotto ogni aspetto. Qui il meglio dell’America intelligente senza la smania di volerlo sembrare, lì la spocchia della vecchia Europa vittima della propria stanchezza. Qui un film frizzante, godibilissimo, e tutt’altro che superficiale, lì una noia temperata occasionalmente da qualche guizzo d’attore o da qualche risaputissimo frizzo (beninteso, di Wilde, chè gli sceneggiatori credo siano caduti da piccoli in un pentolone di camomilla). Helen HuntQui attori finti e simpatici, e tecnologia al servizio di una bella storia, lì attori veri, quasi tutti “bravi” e inutili (fa eccezione Scarlett Johansson, forse il vero motivo di questo ripescaggio di un film di due anni fa. Per lei spenderei solo il secondo aggettivo. Più passa il tempo e più mi rende perplesso il “fascino” che pare abbia questa signorina. La bravura, non so. Aspetto la Dalia Nera e spero di sciogliere le riserve). Qui si esce dal cinema con la certezza di aver speso bene i sette euro e cinquanta, lì vorresti il rimborso di almeno cinque delle sette cucuzze che hai speso chiedendoti se non sarebbe stato meglio un Mc menu con anche il dessert, alla faccia della cultura europea assediata dagli yankees rozzi e cattivi. 

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Match Point

Match Point “Ti dà da pensare” diceva Marilyn-Zucchero Kandinsky a Jack Lemmon mentre rompeva il ghiaccio per la festa a sorpresa nel treno. Analoga pensosità (fatte le dovute differenze) mi prendeva all’uscita dal cinema dove avevo appena visto l’ultimo film di Woody Allen. Ma non lo dico ironicamente: per fortuna ogni tanto capita di vedere un film che ti costringe a pensare, a mettere insieme tasselli, a fare associazioni ed addirittura a tentare interpretazioni (!).
Butto là un paio di cose che mi ha suggerito questo film, bello, senza dubbio. Read more »

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